In che razza di paese viviamo? Giudicatelo voi.
Io voglio solo inaugurare con questo post una rubrica permanente del blog di A Sud Toscana, che in qualche modo misuri la febbre al grado di inciviltà xenofoba in cui l’Italia sta cadendo. Non pretendo di raccontare proprio tutto quello che è successo nelle ultime settimane e negli ultimi mesi, mi baso solo su alcuni articoli trovati su internet, citandone la fonte. Sono sicuro che ce ne siano molti di più ma spero di rendere giustizia alle vittime degli incresciosi avvenimenti, che sono riuscito a trovare, denunciandoli.
Iniziamo da Roma, apprendo da un post di Stranieri in Italia del 4 febbraio 2010, che al caffè si paga un sovrapprezzo se si è immigrati. L’ultimo caso si è verificato a Torcervara, nella periferia est di Roma. Il cronista del Corriere che ha denunciato il fatto, era in fila alla cassa per un caffè, quando è toccato a lui ha pagato 75 centesimi, come da prezzo esposto. Poi è arrivato il turno di una cliente e a lei il caffè è costato due euro. Inutile protestare, due euro. La donna era di etnia rom e lavora come operatrice in una cooperativa che si occupa di scolarizzazione in un campo nomadi lì vicino. Al Corriere ha detto che il trattamento di “sfavore” non è una novità: fino al giorno prima, anzichè pagarlo due euro, il caffè lo pagava comunque un euro e mezzo. “Un giorno me l’hanno anche detto chiaro e tondo, il caffè costa caro perché così ve ne andate da qualche altra parte…” ha raccontato. I suoi colleghi confermano, dicono di aver segnalato la cosa alle forze dell’ordine, ma finora il prezzo della tazzina continua a variare in base alla faccia di chi la beve.
Sempre da Stranieri in Italia si apprende che a Milano vengono fatti controlli nelle case di immigrati razzisti ed illegali. È la regola del racial (o ethnic) profiling, una forma di discriminazione che scatta quando le forze dell’ordine si basano sui tratti etnici o sulla provenienza di una persona per valutarne la pericolosità. Una delle conseguenze più comuni è che un nero o un arabo hanno più probabilità di essere fermati per un controllo rispetto a un bianco. Secondo “Il libro nero della Sicurezza”, un’inchiesta del giornalista Fabrizio Cassinelli che sta per arrivare in libreria, sarebbe questa la pericolosa deriva della Polizia di Milano, impegnata nei controlli nelle case degli immigrati. Gli agenti avrebbero anche utilizzato trucchi e travestimenti, agendo senza l’autorizzazione dell’autorità giudiziaria o altri motivi che, a rigor di legge, giustificherebbero la violazione di un domicilio.Le agenzie di stampa hanno anticipato alcuni passaggi dell’inchiesta. “Quando noi entravamo in un palazzo era sempre su segnalazione di un amministratore, o di qualche inquilino che ci raccontava di appartamenti abitati da molti stranieri. Anche senza denunce, bastava una telefonata” racconta un agente milanese. “Alcuni – continua – mandavano delle mail in Assessorato, altri chiamavano il centralino del comando. Per convincere la gente ad aprire ci si presentava come operai del gas e per essere ancora più convincenti dicevamo che c’era una perdita”. Nella messinscena i poliziotti utilizzavano anche “delle bombolette di odorizzatore, che è quella sostanza che si addiziona al gas della rete, che di suo è inodore, per fare in modo che si sentisse proprio l’odore del gas, appunto. E quelli aprivano”.
A chi gli contesta una pratica al di fuori della legalità, l’agente controbatte che “quelli mica erano italiani, quelli si evitavano. E quelli che non aprivano li lasciavamo perdere”. Un cittadino senegalese conferma: “Con la scusa di vedere gli impianti del gas, mi hanno fotografato tutta la casa, mi hanno chiesto come cucino, se la donna che si trovava in casa era la mia fidanzata…Ma poi tutto questo a che titolo? E dove sono finiti quei documenti?”.
Passiamo adesso al famigerato bonus bebè. Apprendo dall’Ansa che sembra possa essere concesso solo al primo figlio nato da residenti e all’interno del matrimonio. Accade a Ceresara, 3mila abitanti nel mantovano. L’amministrazione di centrodestra lo conferma quest’anno, escludendo ancora figli di extracomunitari, coppie di fatto e ragazze madri. Passato da 300 a 500 euro, il bonus sarà erogato a coppie sposate residenti da oltre 5 anni. Regolamento approvato in Consiglio comunale con il no della minoranza, che ricorrerà al Tar contro norme ‘non costituzionali.
Venerdì 30 aprile un trentenne di nazionalità albanese è stato accoltellato al cuore in via Torricelli, a Milano. L’uomo, soccorso dal 118, è stato portato all’ospedale San Paolo, dove è morto. Una volante della polizia giunta sul posto non ha trovato testimoni dell’omicidio. Sul luogo dell’accoltellamento non c’erano neppure videocamere le cui riprese avrebbero potuto essere utili a smascherare l’autore dell’aggressione.
Da Giornale di Vicenza apprendo che ci sono stati insulti a sfondo razziale durante la Stravicenza. Vittima un ragazzo di colore; responsabili un gruppetto di giovani e meno giovani vicentini. L’accusa: lo avrebbero insultato in maniera molto pesante, soprattutto per il colore della sua pelle, dopo che era intervenuto in difesa di un amico (italiano) che stava discutendo con un altro concorrente. Il giovane F. O., non ancora 18 anni, ha formalizzato una articolata denuncia in procura (che ha aperto un’inchiesta) sostenendo di essere stato vittima di ingiurie e minacce a sfondo razziale; non ha voluto fare querela per le lesioni perché, pur essendo caduto, non si era rivolto al pronto soccorso per lievi traumi e soprattutto perché la sua, dice, «è una questione di principio».I fatti contestati sono avvenuti durante l’ultima edizione della Stravicenza, la manifestazione podistica giunta alla decima edizione e che si ispira ai valori più alti dello sport, non certo a quelli del razzismo. Il ghanese, figlio di immigrati ma residente da anni nel Vicentino, dove si è ben integrato (frequenta le superiori ed è iscritto ad una società sportiva), aveva in animo di partecipare alla gara, perché avrebbe qualità nella corsa. Nelle settimane precedenti, però, era stato vittima di un infortunio e per questo aveva deciso di essere presente alla passeggiata di qualche chilometro in centro città. In base a quanto è stato ricostruito, l’episodio è avvenuto lungo viale Mazzini, fra il teatro e la questura. L’africano ha spiegato che stava camminando con alcuni amici, in mezzo alla gente, e di fianco a lui due persone sono entrate in contatto. Uno ha subito un pestone, o una ginocchiata, e l’altro gli ha risposto per le rime dando vita ad una breve discussione. Uno dei contendenti era amico dell’africano, che è corso in sua difesa. A quel punto gli amici dell’altro, una mezza dozzina di persone, lo hanno allontanato a spintoni, facendolo cadere a terra, e offendendolo in maniera assai pesante. Come? Le solite frasi idiote: «Negro di m… senti quanto puzza, sai di m…, tornatene a casa fra i tuoi negri… rimetti piede qui quando sarai bianco… Quelli come te bisognerebbe bruciarli da piccoli», e via discorrendo. Il giovane è rimasto molto turbato. A suo dire, in tanti anni che vive in Italia, non gli era mai successa una cosa del genere.
Sempre dall’Ansa si apprende che sono in corso accertamenti da parte della questura di Treviso su un caso di razzismo contro una giovane nera all’interno di un locale dove si trovava in compagnia di amici. Verso mezzanotte di qualche giorno fa, secondo le testimonianze, era entrato un folto gruppo di giovani dell’estrema destra i quali, dopo aver dileggiato la giovane, hanno intonato un coro dicendo ‘Candeggiamo’ seguito dal nome della ragazza. Gli stessi molestatori avrebbero poi vergato svastiche e scritte sui muri delle case vicine. Altri avventori hanno lasciato il locale, dove, secondo il titolare, era in programma la festa di un gruppo di estrema destra. Lo stesso ha detto di non ricordare cori razzisti né di ricordare la presenza nel locale “di una ragazza di colore. C’é stata più confusione del solito ma nulla di male, altrimenti sarei intervenuto”.
La Repubblica invece ci racconta che la Lega questa volta sembra essere diventata membro dell’Accademia della Crusca. Sembra infatti che per aprire un esercizio economico, nel caso in cui il gestore sia straniero sia indispensabile un buon livello di conoscenza dell’Italiano
Prima s’impara l’italiano, poi si può cominciare a fare impresa. Insomma, se un extracomunitario vuole aprire un negozio in Italia deve prima superare un esame che attesti la sua conoscenza della lingua. La proposta arriva dalla deputata leghista Silvana Comaroli ed è contenuta in un emendamento al decreto legge incentivi presentato nelle commissioni Attività produttive e Finanze della Camera. ”Le regioni, nell’esercizio della potestà normativa in materia di disciplina delle attività economiche – si legge nell’emendamento – possono stabilire che l’autorizzazione all’esercizio dell’attività di commercio al dettaglio sia soggetta alla presentazione da parte del richiedente, qualora sia un cittadino extracomunitario, di un certificato attestante il superamento dell’esame di base della lingua italiana rilasciato da appositi enti accreditati”. Ma non solo un altro emendamento presentato dalla stessa deputata chiede invece lo stop delle insegne multietniche favoreggiando invece quelle in dialetto. ”Le regioni – si legge nel testo – possono stabilire che l’autorizzazione da parte dei comuni alla posa delle insegne esterne a un esercizio commerciale è condizionata all’uso di una delle lingue ufficiali dei Paesi appartenenti all’Unione europea ovvero del dialetto locale”.
Un altro episodio di razzismo in Veneto, un’altra brutta storia di inciviltà mitigata parzialmente da scuse tardive ma non scontate. Ancora una volta è Facebook il megafono della vergogna. Viaggia spesso su internet l’odio verso lo straniero, tra le pagine del social network più famoso del mondo.
Questa volta il protagonista è M. Z., giovane ventiduenne di Grantorto, piccolo centro in provincia di Padova. I gruppi da lui fondati su Facebook («Grantorto 24 ore di fuoco libero con gli extra disarmati… Chi ci sta?» e «Quelli che girando per Grantorto si chiedono: ma siamo a Kabul?») hanno suscitato grande sdegno e disapprovazione.
E’ stato un quarantacinquenne compaesano del ragazzo a lanciare l’allarme attraverso una lettera al Mattino di Padova, facendo luce su un episodio che rischiava di rimanere nell’ombra. Dura la reazione dei concittadini di Zenere, che hanno costretto quest’ultimo a rimuovere i gruppi e a chiedere scusa al sindaco di Grantorto: “M. è venuto da me – ha spiegato il primo cittadino – è stata una visita che non mi aspettavo. Lo conosco bene e ho molto gradito sia venuto a chiedere scusa. Mi ha confermato di non avere nulla contro gli extracomunitari, le sue intenzioni non erano cattive. E’ di Grantorto, è un ragazzo a posto, che lavora, bravo, fa l’elettricista”. ( basta, rischiamo di commuoverci, poverino, , n.d.r.) E’ lo stesso ragazzo poi a tentare di giustificarsi: “Mi assumo le mie responsabilità – spiega – Ho provveduto a rimuovere i due gruppi e non mi ritengo razzista. Ho sbagliato, non voglio che nessun giovane creda che quello che ho scritto siano effettivamente cose che penso”.
Per finire la storia che è stata raccontata da una certa Sarah con una lettera a Milano Today. Ve la riporto per intero: Certe cose devono essere raccontate, per darci la misura del livello di bassezza che ha raggiunto la nostra società. Per una volta però, quello che vi voglio raccontare non è successo direttamente a me, ma ad un mio collega. M. lavora nel mio stesso ufficio e ha un bambino piccolo di 2 anni e mezzo. Come tutte le persone che hanno figli, M si rivolge ad un pediatra di San Giuliano Milanese per la loro salute, le vaccinazioni e quant’altro (non avendo figli tutto l’universo dei pediatri mi è un poco sconosciuto). Direte voi qual è il problema? Beh il problema è che nello stabile di San Giuliano dove esercita, il pediatra è ostracizzato da tutti i condomini, tanto che per poter far salire i suoi pazienti al suo ambulatorio (primo piano) deve pagare una persona che le accompagni. Perché? Perché i vicini di casa della dottoressa temono il contagio di chissà quali malattie e, ci aggiungo io, temono i migranti che portano i loro figli a curarsi (dopotutto se i figli non li fanno loro in sto paese a natalità zero!). Entriamo nel dettaglio della situazione un attimo, così come mi è stata spiegata, così vi potete rendere conto dell’assurdità della questione. Lo studio della pediatra si trova in un complesso di tre palazzi, dotato di una postazione fissa per il custode, dove sono ubicati anche un commercialista e un consulente del lavoro (anche queste attività che contemplano tutte un via vai di clienti). Per poter salire dalla dottoressa, scala A al primo piano, bisogna chiedere al portiere: lui si occupa di citofonare al suo studio, indirizza i pazienti verso la scala A e li istruisce di attendere qualcuno che “scenderà a prendervi”. Qualcuno arriva infatti, senza il quale pare non si possa salire dalla pediatra: un signore gentile che, con una chiave, ti accompagna all’ascensore e ti fa salire a destinazione. La prima domanda che sorge spontanea è: se la preoccupazione è nel via vai costante di gente, perché anche al commercialista e al consulente del lavoro non è richiesto avere una figura “professionale” che accompagna i clienti dal portone di ingresso all’ufficio? La risposta purtroppo è ancora più semplice: nessun immigrato si reca in nessuno degli altri due uffici e quindi non ci sono “problemi per i condomini”. La cosa va avanti almeno dall’ottobre 2009 e la rivolta dei condomini è capitanata da un esponente locale del Pdl (tanto per cambiare no?), che sembra non darsi pace e aver deciso che lo studio della pediatra “non s’ha da fare”: non solo, il nostro eroe sta promuovendo per tutta San Giuliano l’eliminazione degli ambulatori medici dai palazzi. Per ora per la nostra dottoressa ci sono già di mezzo avvocati e querele, quindi per fortuna qualcuno si sta muovendo…e la pediatra non ha certo intenzione di dargliela vinta a questi razzisti!…
E questo è solo una piccola selezione di ciò che è successo negli ultimi mesi, si potrebbe continuare…
Andrea Del Testa
Fonti:
Ansa
Blizquotidiano
Il Giornale di Vicenza
Milano Today
Repubblica
Stranieri in Italia
Osservatorio sul razzismo in Italia: http://razzismoitalia.blogspot.com/
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